Artrite reumatoide: cause, sintomi e trattamento

Artrite reumatoide: cause, sintomi e trattamento

L’artrite reumatoide è una patologia cronica di tipo infiammatorio che colpisce le articolazioni provocando dolore, gonfiore, rigidità, limitazione nei movimenti fino a una progressiva perdita della funzionalità e deformità articolare. Ad essere interessate sono le piccole articolazioni (mani, polsi, caviglie, piedi), ma possono essere coinvolte anche le grandi articolazioni (gomiti, spalle, ginocchia, anche, schiena) e, in alcuni casi, persino altri organi (come polmoni, occhi, cute e vasi sanguigni).

Come è possibile riconoscere la malattia? Quali sono le sue cause scatenanti? Quali sono i trattamenti indicati? Vediamolo in dettaglio qui.

Le cause dell’artrite reumatoide

Presente in tutto il mondo, in Italia la malattia coinvolge una persona su 250, colpendo più frequentemente le donne di età compresa tra i 40 e i 50 anni. Spesso diventa una condizione invalidante: per quattro persone su dieci porta a un cambiamento drastico e repentino delle proprie normali attività quotidiane. 

Si tratta di una malattia autoimmune la cui causa non è ancora stata individuata in modo chiaro: si scatena a partire da una reazione anormale del sistema immunitario che percepisce i tessuti sani (nello specifico la membrana sinoviale) come malati e quindi reagisce attaccandoli.

Al momento gli studi sembrano indicare che l’artrite reumatoide sia il risultato di una combinazione di più fattori, sia ambientali sia genetici, tra cui:

  • Infezioni virali o batteriche
  • Stress emotivo
  • Fumo
  • Obesità
  • Fattori ormonali

I sintomi della malattia

A differenza dell’artrosi, che è il risultato di un processo degenerativo molto lento, l’artrite reumatoide ha un esordio improvviso, con la comparsa che avviene nel giro di pochi mesi o addirittura poche settimane. Generalmente colpisce in primo luogo le mani, in modo simmetrico su entrambi gli arti, causando dolore, tumefazione, rigidità articolare e limitazione nei movimenti (soprattutto la notte e al risveglio), a cui possono subentrare affaticamento generale, senso di malessere e perdita di appetito.

Con il passare del tempo la malattia può portare a deformità e perdita della funzionalità, ma non solo: oltre a colpire le articolazioni, può estendersi anche ad altri organi, comportando problemi cardiovascolari, respiratori, oculari e cutanei.

Come accorgersi dell’esordio della malattia? Può essere utile eseguire delle semplici prove periodiche:

  • Appoggiate le mani su una superficie piana e osservate la presenza di eventuali gonfiori alle articolazioni;
  • Provate a svitare il tappo di un barattolo: se non riuscite a farlo – soprattutto al mattino appena svegli – è un segnale a cui prestare attenzione;
  • Stringete la mano a un’altra persona e verificate se provate dolore alle dita. 

Diagnosi e trattamento

I sintomi possono essere comuni a quelli di altre malattie reumatiche, quindi in una fase iniziale non è sempre facile e immediato accertare la presenza della malattia. In caso di dubbio è consigliato rivolgersi al proprio medico curante che potrà eventualmente prescrivere una visita presso un centro di reumatologia specializzato (per conoscere il centro più vicino si consiglia di consultare il sito dell’ANMAR – Associazione Italiana Malati Reumatici).

Nella fase diagnostica risultano utili all’individuazione della malattia esami del sangue per la ricerca degli anticorpi anti-CCP (autoanticorpi prodotti dal sistema immunitario contro il peptide ciclico citrullinato) e del Fattore Reumatoide (FR), un’immunoglobulina che è un importante indicatore della presenza di infiammazione e attività autoimmunitaria. Inoltre può essere utile eseguire un’ecografia, una radiografia e risonanze magnetiche articolari unitamente alla densitometria (MOC) oppure spirometria o elettrocardiogramma nel caso siano coinvolti anche polmoni e cuore.

L’artrite reumatoide viene trattata con immunosoppressori oppure con cicli di cortisone nelle fasi più acute della malattia. In caso gli immunosoppressori non diano la risposta sperata, è possibile fare ricorso a farmaci biologici, anticorpi monoclonali o recettori in grado di bloccare i responsabili dell’infiammazione.